La connessione tra mente e corpo è un concetto sempre più riconosciuto anche in ambito dermatologico: la pelle ha un legame profondo con il nostro sistema nervoso che si traduce in una comunicazione bidirezionale costante, attraverso un asse complesso definito psico-neuro-immunologico.

Quando una persona è sottoposta a stress emotivo o a stati ansiosi prolungati, il cervello risponde attivando l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, il quale porta al rilascio di ormoni come il cortisolo, un ormone, noto per la sua funzione di risposta allo stress, che può influenzare negativamente diversi sistemi del corpo, inclusa la pelle. Livelli elevati e persistenti di cortisolo compromettono l’integrità della barriera cutanea, favoriscono la disidratazione e rendono l’epidermide più vulnerabile a irritazioni e infezioni.

Inoltre, lo stress emotivo stimola la produzione di citochine pro-infiammatorie, molecole che amplificano lo stato infiammatorio della cute, peggiorando sintomi preesistenti o favorendo la comparsa di nuove manifestazioni dermatologiche.

Gli effetti a livello cutaneo

Le manifestazioni cutanee legate allo stress psicologico possono assumere forme differenti, ma sono accomunate dalla stretta relazione tra emozioni e pelle.

Una delle condizioni più rappresentative è la psoriasi, una patologia infiammatoria cronica che si manifesta con placche rosse, pruriginose e squamose, il cui impatto visivo può compromettere seriamente l’autostima, portando a isolamento sociale, ansia e depressione. Il vissuto psicologico della psoriasi alimenta così un circolo vizioso: più la condizione cutanea si aggrava, più aumenta il disagio emotivo, e viceversa.

Anche la dermatite atopica è fortemente condizionata dallo stato emotivo: il prurito intenso, che spesso ostacola il riposo notturno, e le frequenti ricadute croniche, possono generare ansia e frustrazione.

In adolescenza e nell’età adulta, invece, è l’acne a rappresentare una delle principali cause di disagio psicologico: lesioni visibili sul volto, cicatrici persistenti e una percezione negativa della propria immagine possono compromettere la socialità e condurre a forme di ritiro emotivo, ansia sociale o depressione.

Esistono poi condizioni definite psico-dermatologiche, in cui l’origine o l’aggravamento dei sintomi è direttamente connesso a disturbi psicologici, tra cui la dermatite artefatta (lesioni autoindotte), la tricotillomania (impulso a strapparsi i capelli), il disordine da escoriazione (grattarsi compulsivamente) e l’acne excoriée, una forma di acne aggravata dal comportamento ossessivo di schiacciare le lesioni.

Soluzioni

La gestione efficace delle patologie dermatologiche con componente psicologica richiede un approccio integrato che vada oltre il semplice trattamento dei sintomi cutanei.

Dermatologi e psicologi sono chiamati a collaborare per affrontare sia le manifestazioni fisiche che le dinamiche emotive alla base del disturbo, e l’utilizzo di terapie topiche o sistemiche può essere supportato da interventi psicoterapeutici, come la terapia cognitivo-comportamentale, utile nel modificare i comportamenti compulsivi e nel migliorare la gestione dello stress.

Un altro pilastro fondamentale del trattamento è la psicoeducazione, attraverso cui il paziente viene accompagnato nella comprensione del legame tra emozioni e pelle, al fine di ridurre il senso di colpa e di impotenza, migliorando l’aderenza alla terapia e la qualità della vita.

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