La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stata istituita in quanto si sentiva la necessità di sottolineare quanto la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani, oltre a essere conseguenza della discriminazione contro le donne, che accentua le disuguaglianze di genere.

È stata l’assemblea dell'Onu nel 1999 a stabilire questa data, in ricordo del sacrificio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, che tentarono di combattere il regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo in Repubblica Dominicana, ma vennero sequestrate da agenti del Servizio di informazione militare e stuprate, torturate e uccise.

I simboli della giornata

Uno dei simboli più comunemente adoperati per denunciare la violenza sulle donne e sensibilizzare la popolazione sul tema sono le scarpe rosse, lasciate in tante piazze. L’installazione, ideata da Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas, è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano in Texas, in memoria delle centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez.

La situazione in Italia

Secondo un report realizzato dal servizio analisi criminale della direzione della Polizia Criminale su Violenza di genere e omicidi volontari con vittime donne, il numero di assassini nei primi sei mesi del 2020 è sceso a 131, contro i 161 dello scorso anno, ma quello di donne uccise è salito da 56 a 59.

In gran parte dei casi, il colpevole è colui che si pensa di amare: comincia spesso tutto da stalking e aggressioni verbali e psicologiche, noti come i primi campanelli d’allarme. Subito dopo il controllo ossessivo del cellulare e delle frequentazioni, per non parlare degli abusi fisici o sessuali.

Si tratta di forme di supremazia che nascono dalla forma di patriarcato sistemico, che porta diversi uomini a poter disporre come meglio credono delle donne. Negli ultimi anni, si è passati anche al digitale, con il revenge porn, quando l’umo viene lasciato, che con un click può rovinare per sempre la vita di una donna.

Le difficoltà della denuncia

Le donne hanno difficoltà a rivolgersi alle forze dell’ordine per paura di ritorsioni ulteriori (come il revenge porn o altre violenze), e per il timore di non essere credute o perché non si sentono abbastanza tutelate dalla legge.

Nonostante in Italia ci sia il famoso Codice Rosso, che rafforza il quadro giuridico, a scoraggiare la denuncia è anche la non certezza della pena, la durata dei processi e l’alto numero di archiviazioni di casi, spesso conseguenti alle inadempienze dei tribunali e a un sistema giuridico e burocratico che non tutela la donna e i suoi diritti.

Ma il denunciare i soprusi che le donne subiscono, anche su base quotidiana, è il primo passo: bisogna farsi coraggio e denunciare, rivolgendosi ai Centri Antiviolenza e Case Rifugio, strutture di protezione e salvaguardia dove le vittime sono accolte gratuitamente e segretamente insieme a eventuali figli minorenni.

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