Il solstizio d’inverno (21 dicembre) segna il giorno con la minor durata di luce nell’emisfero boreale (settentrionale) e accade quando il Sole raggiunge il suo punto più basso rispetto all’equatore, proiettando un arco apparente più breve nel cielo. In Italia, per esempio, la luce del giorno durerà poco più di 8 ore, anche se la variazione dipende dalla latitudine.

Questo fenomeno è dovuto all'inclinazione dell'asse terrestre di circa 23,5 gradi, che è anche ciò che determina l’andamento delle stagioni, alternando periodi di maggiore o minore esposizione solare.

Curiosità

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il solstizio d’inverno non coincide con il momento in cui la Terra è più distante dal Sole, al contrario, in questo periodo l’orbita terrestre si avvicina progressivamente al perielio, il punto più vicino alla nostra stella, che viene raggiunto a gennaio. Tuttavia, ciò non influisce significativamente sulle temperature, che sono invece condizionate dall’inclinazione dell’asse di cui sopra e, di conseguenza, da quella dei raggi solari. Durante l’inverno, questi colpiscono la superficie terrestre con un angolo più obliquo, riducendo la quantità di calore ricevuta.

Un'altra curiosità riguarda la percezione del freddo: nonostante il solstizio sia il giorno con meno luce, non è quasi mai il più freddo dell’anno. Le temperature minime si registrano spesso a gennaio o febbraio, a causa della capacità degli oceani di trattenere e rilasciare calore gradualmente, influenzando l’atmosfera con un certo ritardo stagionale.

Culturalmente, il solstizio ha sempre avuto un forte significato simbolico: nelle antiche civiltà, come quella romana, era celebrato con festività come il “Sol Invictus”, che simboleggiava la rinascita della luce e il ritorno graduale di giorni più lunghi. Questo legame con il ciclo vitale della natura ha gettato le basi per molte tradizioni, come il Natale stesso.

Come i cambiamenti climatici influenzano il nostro umore

Le giornate più corte e la riduzione della luce solare hanno effetti diretti sull’organismo umano. Una delle conseguenze principali è l’alterazione della produzione di melatonina, l’ormone responsabile della regolazione del ciclo sonno-veglia, che può portare a una maggiore sonnolenza durante il giorno e a difficoltà nel riposo notturno.

L’impatto sul ritmo circadiano non si limita al sonno, ma può influenzare anche l’umore: con meno ore di luce, molte persone sperimentano un calo di motivazione e una sensazione di affaticamento mentale. In alcuni casi, si manifestano sintomi legati alla depressione stagionale, nota come SAD (Seasonal Affective Disorder), caratterizzata da malinconia, apatia e irritabilità.

I repentini cambi di temperatura, tipici del periodo invernale, aggiungono un ulteriore fattore di stress per il corpo e tali sbalzi possono indebolire il sistema immunitario, aumentando la suscettibilità a malattie stagionali come raffreddori e influenze che, insieme alla riduzione generale delle attività all’aperto durante i mesi freddi, limitano l’esposizione alla luce naturale, peggiorando ulteriormente l’umore e i livelli di energia.

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